Si produce vino con l’intenzione di offrire un alimento (non un prodotto) che sia sano, piacevole e di buona bevibilità. La convinzione è che l’artigianalità, in ogni tipo di lavoro, sia l’arma vincente oggi in un mondo dove il modello industriale ha dimostrato i suoi limiti, per non dire il suo fallimento. Oggi sono gli artigiani che dovrebbero insegnarci a vivere, coloro che attraverso l’esperienza, la conoscenza e la tradizione, attraverso la cultura per usare una sola parola, riescono ad offrire qualcosa di unico. E' probabile che questo costerà fatica e forse anche qualche errore, ma a questa azienda piace il confronto con la natura più che con i ritrovati della tecnologia agronomica ed enologica e per questo i simboli delle stagioni sono il loro segno distintivo che a seconda dell’andamento delle stagioni precedenti la vendemmia mettono su tutte le etichette dei loro vini.
Non vogliono abbandonare la riconoscibilità del vino ma non vogliono neanche farsi guidare dal vino/prodotto/status symbol dato che riconoscono come vero valore solo il risultato del confronto tra uomo e natura e non tra uomo e ritrovato tecnologico. Vogliono anche che la riconoscibilità dei loro vini abbia un riscontro territoriale; sono nelle Marche sulla riva a nord dell’Esino dove caratteristiche territoriali e climatiche offrono ai loro vini delle peculiarità che cercano di mantenere e trasmettere a chi li beve.
Lavorano in vigna e in cantina seguendo il disciplinare biologico dal 2012. Con l’inizio della stagione 2016, dopo aver seguito un corso con Nicolà Joly e Stefano Bellotti, hanno cominciato ad utilizzare anche i preparati Biodinamici.