Viticoltura Biodinamica, perchè dovremmo apprezzarla

Il padre della biodinamica, l’austriaco Rudolf Steiner, si interessò di svariati argomenti tra cui pedagogia, architettura, medicina e agricoltura. Steiner era un teosofo, ovvero una figura intermedia tra un esoterista ed un filosofo. Sicuramente un personaggio molto particolare. Se aveste potuto partecipare ad una sua conferenza, gli avreste sentito dire che i nostri antenati avevano un corpo molto soffice e abitavano un continente chiamato Lemuria, dove avvenivano continue eruzioni vulcaniche1.

 

Nonostante una visionaria teoria sull’origine dell’umanità, bisogna riconoscere a Steiner una certa dose di saggezza quando affermava che l’uomo, nel suo percorso evolutivo, avesse perso la sensibilità necessaria per prendersi cura della natura. Egli percepiva un arresto nello sviluppo spirituale e pensava che il modo migliore per reintegrare queste forze spirituali fosse assimilare del cibo che le contenesse. Gli alimenti dovevano apportare nutrimento al corpo ma anche allo spirito umano2.

 

Se non siete delle persone particolarmente spirituali potreste leggere le righe seguenti con molto scetticismo ed un pizzico di fastidio, ma prima di procedere a qualsiasi critica vi invitiamo ad approfondire l’argomento.

 

Cosa sono i preparati biodinamici?

 

La differenza principale tra l’agricoltura biodinamica moderna e l’agricoltura biologica è quella di ricorrere a nove preparati (numerati dal 500 al 508) descritti nel 1924 durante un corso di agricoltura e poi pubblicati in Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell'agricoltura3. I preparati biodinamici sono realizzati con piante medicinali, un minerale e del letame di mucca. Materie prime facilmente reperibili dall’agricoltore che, se ne ha il tempo e la voglia, può riprodurre questi preparati con le proprie mani.

 

Il principio generale di preparazione consiste nel conservare le sostanze in specifici organi animali (corna, vesciche, teschi e mesenteri) e poi seppellirle, sospenderle in aria o immergerle in acqua per il periodo di tempo necessario affinché diventino pienamente efficaci. Nulla da invidiare a delle pozioni magiche. L’ultimo passo è la distribuzione a spruzzo su colture e suolo (preparati 500, 501 e 508) o l’aggiunta al compost aziendale (preparati dal 502 al 507). Spesso per le tempistiche della preparazione si fa riferimento ai cicli lunari o di altri corpi celesti.

 

Il più famoso preparato biodinamico è il cornoletame o preparato 500: si riempie un corno di mucca (che abbia partorito almeno una volta) con del letame, sempre di mucca, e lo si sotterra per sei mesi, durante l’inverno. Il risultato è un terriccio scuro ricco in humus e microrganismi che avrebbe il ruolo di rinforzare il sistema radicale. Steiner disse di aver scelto il letame perché durante la digestione avverrebbe un forte rilascio di energia sotto forma di forza e sostanza e le corna perché, con la loro struttura a spirali, incanalerebbero i flussi astrali. È necessario sotterrare le corna durante l’inverno, il momento in cui la terra si ricarica prima di una nuova primavera.

 

Demeter, associazione internazionale che si occupa di certificare i prodotti biodinamici, suggerisce una dose di 300 grammi per ettaro all’anno4 di cornoletame, diluito in circa quaranta litri di acqua e dinamizzato per un’ora prima di essere distribuito sul suolo al tramonto. La dinamizzazione, ovvero il mescolare energicamente il preparato con l’acqua, è necessaria per permetterne una completa solubilizzazione, per riattivare i microrganismi con l’ossigeno e per trasmettere alla soluzione le forze caotiche del cosmo.

 

Oltre ad applicare correttamente tutte le pratiche di agricoltura biologica, spruzzare una volta l’anno il preparato 500 è considerato da Demeter il minimo per poter essere considerati agricoltori biodinamici4. Tuttavia, è di buon uso distribuire il cornoletame tre volte durante l’anno e ricorrere periodicamente a tutti gli altri preparati.

 

Le preparazioni biodinamiche hanno due funzioni. Una funzione biologica, ovvero di regolazione dei processi biologici naturali, ed una dinamica, ovvero di potenziamento nei confronti delle forze che formano e modellano la sostanza materiale, per dirlo con parole semplici, le forze vitali. Inutile aggiungere che questo secondo aspetto della biodinamica è il più criticato e difficilmente compreso.

 

Cosa dice la scienza?

 

Poiché i preparati sono utilizzati in dosi omeopatiche, ovvero in quantità estremamente diluite, sembra impossibile che possano influenzare qualsiasi processo fisico o biologico. Per questo motivo negli ultimi anni alcuni studi sperimentali hanno investigato sui loro effetti su piante e microorganismi del suolo.

 

Negli ultimi dieci anni moltissimi produttori di vino hanno deciso di convertirsi alla biodinamica. Nonostante ciò, gli articoli scientifici che indagano sulla viticoltura biodinamica sono ancora meno numerosi di quelli che studiano l'influenza della gestione biologica su uva o sul vino8.

 

Molteplici studi sperimentali mostrano chiaramente come la gestione biologica del vigneto, rispetto a quella integrata/convenzionale, provochi un aumento dell'attività microbiologica e della sostanza organica nel suolo ed una diminuzione della crescita delle piante e delle rese in uva. Ricordiamo che spesso una bassa produzione per ettaro è il primo passo per delle uve di grande qualità. Purtroppo, in alcuni casi il vigneto biologico presenta anche dei costi di produzione più alti. Composizione dell'uva, qualità e caratteristiche chimiche del vino sono invece meno influenzate dal metodo di gestione del vigneto rispetto ad altri fattori.

 

Se confrontiamo il vigneto biodinamico con quello biologico le rese in uva risultano ancora più ridotte. Si assiste inoltre con meno frequenza ad attacchi di muffa grigia nel vigneto biodinamico rispetto a quello biologico.

 

La comunità scientifica non è concorde sul fatto che le pratiche biodinamiche, rispetto a quelle biologiche, migliorino la qualità del suolo. Rispetto al compost tradizionale, il compost trattato con i preparati biodinamici ha registrato un valore costante più alto della temperatura, un maggiore contenuto in nitrato5 ed una più alta attività della deidrogenasi, collegata ad una maggiore vitalità microbica6. Inoltre, l’Università di Bonn7 ha osservato come i suoli agricoli che hanno ricevuto per lungo tempo compost biodinamici siano caratterizzati da un maggiore turnover microbico, tasso di decomposizione della sostanza organica ed una diversa composizione della comunità di lombrichi. Tuttavia, il vigneto sperimentale di Geisenheim, gestito in biodinamico da dieci anni, non ha mostrato differenze importanti rispetto a quello biologico. 

 

Allo stesso modo, l’effetto dell’utilizzo dei preparati biodinamici sul vino è ancora poco chiaro. Una recente sperimentazione sulla produzione biodinamica di vini rossi ha mostrato una diminuzione in contenuto in alcol, composti fenolici, colore e concentrazione di tannino. Un altro studio9, al contrario, ha rivelato un maggiore contenuto in alcool potenziale, antocianine e polifenoli totali in vini da uve biodinamiche. Sicuramente sarà necessario approfondire la questione.

 

Perché credere ancora alla biodinamica?

 

Rudolf Steiner riteneva il metodo scientifico parzialmente infecondo perché, al contrario delle sue teorie antroposofiche, non includeva lo spirito alla materia. Nel 1975 un altro austriaco, il fisico Fritjof Capra, scrisse un libro sulle straordinarie analogie tra le teorie relativistiche e quantistiche della fisica moderna e le filosofie religiose orientali. Egli notò come, per comprendere alcuni complessi fenomeni dell’universo, la visione meccanicistica occidentale non fosse abbastanza perché la natura si rivelava come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto.

 

Oggi molti produttori di vino interpretano il pensiero biodinamico in modo meno teorico e più moderno. Dal nostro punto di vista, il principio da accogliere pienamente della biodinamica è quello di pensare all’agricoltura in una forma diversa, come un complesso sistema interconnesso.

 

Dovremmo tutti apprezzare l’agricoltura biodinamica perché da sempre si propone come un’alternativa all’agricoltura industriale imperante e si prefigge il nobile obiettivo di rendere l’agricoltore non solo pienamente sano (nel corpo e nello spirito) ma anche completamente indipendente ed autosufficiente10. Dovremmo apprezzare l’agricoltura biodinamica perché incoraggia il rispetto per uomo e per il mistero della vita e della natura.

 

  1. Rudolf Steiner. Stadi ulteriori dello sviluppo della Terra. Conferenza del 25/06/1907, Kassel
  2. Questa come molte altre informazioni sulla biodinamica sono prese da libro Monty Waldin’s Biodynamic Wine Guide 2011 che vi invito a leggere
  3. Steiner, Rudolf. Spiritual Foundations for the Renewal of Agriculture (Bio-Dynamic Farming and Gardening Association Inc. USA, 1993) trans. By C.Creeger and M. Gardner, p. 74-75
  4. https://demeter.it/wp-content/uploads/2015/08/uniformato-manuale-vinificazione-agg-2013.pdf
  5. Carpenter-Boggs, L., J.P. Reganold, and A.C. Kennedy. 2000. Effects of biodynamic preparations on compost development. Biol. Agr. Hort. 17:313–328
  6. Reeve, J.R., L. Carpenter-Boggs, J.P. Reganold, A.L. York, and W.F. Brinton. 2010. Influence of biodynamic preparations 818 • December 2013 23(6) REVIEWS on compost development and resultant compost extracts on wheat seedling growth. Bioresour. Technol. 101:5658–5666
  7. Zaller, J.G. and Ko¨pke, U. 2004. Effects of traditional and biodynamic farmyard manure amendment on yields, soil chemical, biochemical and biological properties in a long-term field experiment. Biology and Fertility of Soils 40:222–229
  8. Tutte le fonti utilizzate sono riportate nell’articolo di Döring J., Frisch M., Tittmann S., Stoll M. and Kauer R., 2015. Growth, Yield and Fruit Quality of Grapevines under Organic and Biodynamic Management. PLoS ONE, 10(10), e0138445. doi:10. 1371/journal.pone.0138445
  9. Reeve J.R., Carpenter-Boggs L., Reganold J.P., York A.L., McGourty G. and McCloskey L.P., 2005. Soil and winegrape quality in biodynamically and organically managed vineyards. American Journal of Enology and Viticulture, 56(4), 367-376. doi:10.1016/j.biortech.2010.01.144
  10. Lovel, Hugh. A Biodynamic Farm (Acres USA, 2000) pag. 53