Cosa vuol dire vino vegano?

In Italia i vegetariani ed i vegani rappresentano ben l’8% della popolazione e negli ultimi due anni il numero di persone che ha scelto di eliminare dalla propria dieta alimenti di origine animale è cresciuto velocemente1. Le motivazioni sono etiche, ecologiche o salutistiche.

 

Ma un vegano dovrebbe fare attenzione anche quando compra una bottiglia di vino?

La risposta è sì.

La legge prevede infatti che prodotti come gelatina di suino, caseina, colla di pesce e albumina possano essere utilizzati come coadiuvanti enologici2.

La gallina non ne è entusiasta ma l’utilizzo d’albume d’uovo è una tradizione antica a Bordeaux.

Le proteine di origine animale sono impiegate durante i processi di chiarifica e stabilizzazione del vino. Le proteine reagiscono e precipitano con i tannini, la sostanza colorante e, se usate con la bentonite, con altre proteine. L’obiettivo è migliorare le caratteristiche gustative e visive del vino: aumentarne la limpidezza, rimuovere i tannini astringenti o l’imbrunimento nei bianchi.

Se ben utilizzati, questi coadiuvanti sono aggiunti a basso dosaggio, si combinano e sono totalmente eliminati da travasi e filtrazioni successive del vino. Nonostante ciò, chi legge, d’ora in poi guarderà con sospetto la bottiglia portata a cena dall’amico ospite. E si chiederà:

 

È proprio necessario utilizzare queste proteine?

La risposta è: dipende. In primis dall’annata e dalla qualità dell’uva ma anche dalla vinificazione. Se l’annata è buona, l’uva arriva in cantina sana ed è trattata con delicatezza, senza troppe lavorazioni meccaniche aggressive, l’illimpidimento può avvenire naturalmente, soprattutto se si dà al vino il tempo di cui ha bisogno, travasandolo periodicamente. Con grande cura ed un pizzico di fortuna, si può quindi non intervenire con coadiuvanti enologici.

Un’interessante alternativa, possibile dal 2004, è l’utilizzo delle proteine di origine vegetale (principalmente pisello e patata)3 il cui impiego ha le stesse finalità, con risultati spesso comparabili ai prodotti “tradizionali”4.

Fortunatamente la ricerca di una maggiore autenticità ha fatto sì che il bevitore medio sia diventato più indulgente verso depositi e leggeri intorbidimenti nel proprio bicchiere.

 

Come orientarsi sullo scaffale?

La certificazione biologica permette l’utilizzo di proteine di origine animale mentre quella biodinamica della sola albumina d’uovo5. In tutti i casi, in presenza di allergeni (latte, uova e loro derivati) è prevista un’indicazione obbligatoria in etichetta6.

Il vino vegano non è ancora regolamentato a livello europeo ma svariate certificazioni private aiutano il consumatore a scegliere il prodotto più adatto al proprio stile di vita utilizzando spesso un logo ben visibile sulla bottiglia.

Dal canto nostro consigliamo sempre di costruire un rapporto di fiducia con il produttore od un suo intermediario e, dopo aver soddisfatto tutte le proprie curiosità, affidarsi alle sue scelte in cantina.

 

 

 

1. https://www.ilsole24ore.com/art/vegetariani-e-vegani-aumento-italia-sono-l-89percento-popolazione-AC5twfFB
2. http://www.oiv.int/it/norme-e-documenti-tecnici/prodotti-enologici/codex-enologico-internazionale
3. http://www.oiv.int/public/medias/620/oeno-28-2004-fr.pdf
4. Use of patatin, a protein extracted from potato, as alternative to animal proteins in fining of red wine. Gambuti, Rinaldi, Moio - European Food Research and Technology, 2012 - Springer
5. https://demeter.it/standards-demeter/
6. https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2012:171:0004:0007:IT:PDF